Su “L’Indice dei libri del mese” di ottobre Ugo Mattei, filosofo del diritto noto soprattutto per la riflessione sui “beni comuni”, traccia un sintetico quanto, a mio avviso, convincente bilancio della (quasi) doppia presidenza di Giorgio Napolitano.
Il titolo è già illuminante: “Il padre nobile della post democrazia”…Di “democrazia autoritaria” parlano, da anni, alcuni fra i nostri più lucidi -e, pertanto, comprensibilmente inquieti- giuristi (Carlassare, Rodotà, Zagrebelsky, per ricordarne solo alcuni).
Dando mostra di una sorprendente capacità di sintonizzarsi con lo spirito-del-tempo, l’ex dirigente comunista e, teoricamente, garante supremo della Carta fondamentale ha di fatto legittimato e promosso le conversioni in atto verso lo svuotamento della dialettica politica, la subordinazione della politica stessa alle “oggettive” leggi del mercato ed agli imperativi dei centri finanziari, la sempre pericolosa deriva verso lo strapotere dell’esecutivo.
Mattei esprime riserve, opportune quanto aperte, riguardo alla decisione di insignire Mario Monti del titolo di senatore a vita alla vigilia dell’incarico di Presidente del Consiglio: una “blindatura” volta a conferire prestigio ad un governo responsabile di un pacchetto di misure dai pesantissimi costi sociali, essenzialmente mirate a salvare gli stessi responsabili della crisi e giustificate dal sempre utilissimo “ricatto della congiuntura”. Il che (effetto secondario, forse -certo non trascurabile) ha consentito a Silvio Berlusconi un’onorevolissima uscita di scena: non deposto dalla volontà popolare; obbediente nel superiore interesse del Paese; sollevato da provvedimenti impopolari (ed antipopolari) lasciati al governo “tecnico”.
Alberto Asor Rosa, negli anni del “berlusconismo”, ha ripetuto che almeno, durante il fascismo, c’erano gli antifascisti. La Democrazia Cristiana si poteva, volendolo, non votarla. Con gli ultimi governi di centro-destra, qualche voce dall’opposizione (?) si levava. Ora (per tornare a Zagrebelsky) “sono tutti dalla stessa parte”.
Il grandissimo Karl Valentin concluderebbe che “una volta il futuro era migliore”…
Maurizio Venasco